PNEI: STRETTO LEGAME TRA MENTE E CORPO


L’apparato immunitario è un complesso sistema dell’organismo la cui funzione principale è quella di captare e riconoscere le sostanze estranee e inattivarle per mantenere l’integrità psico-fisica; più in generale regola, equilibra e monitora le risposte dell’organismo agli stimoli ambientali per garantire al corpo una difesa da eventi potenzialmente dannosi. La sua attività è possibile grazie ai globuli bianchi, presenti nel sangue, che a loro volta producono delle molecole chiamate anticorpi. Questi ultimi intervengono sugli antigeni, elementi che non vengono riconosciuti come appartenenti all’organismo.
Lo stimolo del sistema immunitario non è legato solo all’estraneità di un antigene, ma anche alla capacità dell’apparato stesso di riuscire a capire, in base alle informazioni codificate nel suo genoma (tutto il materiale genetico di un organismo), se tale microbo rappresenta o meno un potenziale pericolo per il corpo.
Il sistema immunitario ha inoltre la capacità di “memorizzare” determinate informazioni e di diventare immune ad antigeni precedentemente incontrati. Oltre alla reazione agli stimoli antigenici, il sistema immunitario è in grado di attivarsi con input psico-neurologi ed emozionali attraverso sostanze secrete dai neuroni, chiamati neurotrasmettitori e neuropeptidi, oltre che da stimoli endocrini, ovvero da ormoni secreti dall’ipotalamo e dall’ipofisi: adrenalina, noradrenalina e acetilcolina.
Sistema immunitario e sistema nervoso centrale sono costantemente in comunicazione, poiché le cellule immunitarie portano all’apparato neurologico, attraverso i neuropeptidi, le informazioni che hanno captato durante il monitoraggio dell’organismo. I neuropeptidi sono molecole che vengono intercettate e rilasciate dalle cellule nervose, endocrine e immunitarie.
Tutte queste connessioni sono oggetto di studi recenti che costituiscono la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), una disciplina che si occupa delle relazioni tra psiche e i sistemi di regolazione fisiologica che costituiscono l’organismo umano: quello endocrino, quello nervoso e quello, appunto, immunitario.

Rispetto ad altre discipline come l’antica medicina greca, l’ayurveda, la tradizionale cinese e, in generale, le tecniche terapeutiche ad approccio olistico fondate sulla connessione tra corpo e mente, la medicina convenzionale occidentale ha iniziato ad indagare tale relazione solo a partire dagli anni ’30, in seguito agli studi del medico austriaco Hans Selye sullo stress. Ed è proprio lo stress ad avere un ruolo importante nello studio delle risposte psico-fisiche connesse all’intreccio dei tre apparati. Quando questo sopraggiunge, l’organismo viene invaso da determinati ormoni, tra i quali i più importanti sono l’adrenalina e il cortisolo. Se lo stress dura poco e si limita ad una fase acuta, l’effetto è inizialmente positivo: il lieve rialzo ormonale potenzia l’azione immunitaria, attiva delle reazioni fisiche di adattamento, migliora le capacità di concentrazione e di attenzione.
Quando, invece, la mente del soggetto è coinvolta emotivamente in situazioni di sofferenza, dolore, rabbia, risentimento, sconforto o angoscia per periodi di tempo prolungati, le sostanze rilasciate, le stesse che nella fase di stress iniziale producono effetti positivi, diventano nocive come le tossine che inquinano il corpo. In questo stadio, che caratterizza lo stress cronico, si attivano dei meccanismi dannosi: tra questi, quello più importante è la diminuzione o la soppressione della risposta immunitaria.
In conseguenza a stati di attivazione emozionale, si sono scientificamente riscontrate consistenti variazioni dei parametri immunitari: depressione e ritardo nella sintesi di anticorpi, fino ad arrivare a fenomeni patologici, come lo sviluppo di autoanticorpi, evento maggiormente associato alle malattie autoimmuni (ad esempio la tiroidite di Hashimoto o il diabete mellito di tipo I).

Un elemento chiave dell’analisi sviluppata dalla PNEI è l’influenza diretta delle emozioni sul corpo. Quando la reazione emozionale è adattativa, utile e si associa ad uno stress fisiologico, non ha un significato patogeno; se, invece, le modalità di espressione emozionale sono sbilanciate, si verificano reazioni disfunzionali. Quando si analizza la portata delle alterazioni biologiche in risposta allo stress, si deve tenere conto non solo della presenza oggettiva di quest’ultimo (che di per sé può non essere dannoso), ma soprattutto dalle variabili individuali relative al soggetto, come la valutazione cognitiva dello stimolo stressante e la gestione di esso.
Secondo l’approccio della PNEI, lo stretto legame tra la mente e il corpo è di tipo bidirezionale: le emozioni e lo stress agiscono sulla salute fisica e, a sua volta, la psiche influenza l’organismo stesso.
Il sistema immunitario è molto più reattivo di quanto si sospettava in passato e ha una fitta e profonda comunicazione con la psiche. Quando si è fortemente stanchi o con il morale basso, si tenderà ad ammalarsi più facilmente e ad andare incontro ad infezioni ricorrenti o influenze, oppure a sviluppare disturbi molto frequenti negli stati di stress, come l’herpes labiale o altre patologie associate ad un sistema immunitario compromesso. 

Quando lo stress subentra in seguito a perdite emozionali o lutti, può diventare concausa dello sviluppo e/o dell’insorgenza di malattie autoimmuni o di condizioni molto gravi, come i tumori. L’attuale attività clinica conferma che gli stati emotivi negativi del paziente influenzano l’insorgenza e il decorso della malattia e si associano, in generale, ad una netta diminuzione delle funzioni immunitarie. Si è osservato che le persone che tendono verso questo stile emozionale presentano una maggiore attivazione dell’area destra del cervello, condizione collegata ad una minore produzione di cellule linfocitarie.
Seguendo l’approccio della PNEI, l’apparato immunitario, collegato a quello nervoso ed endocrino, subisce l’influenza di molteplici emozioni come la paura, la preoccupazione, la collera, il risentimento, la depressione, l’ansia. Questa nuova visione della struttura dell’organismo che mette in connessione cervello, stress ed immunità, apre le porte a nuove ed importanti metodologie terapeutiche basate sull’approccio integrato, caratterizzato dall’affiancamento di terapie convenzionali con altre discipline (medicine alternative, terapie psicologiche). Inoltre la PNEI traccia nuovi percorsi sull’origine delle più importanti condizioni morbose, ampliando enormemente lo spettro delle strategie e delle possibilità di cura.

 

Bibliografia
- Brigo B., Stress positivo, stress negativo, Tecniche Nuove, Milano, 2007.
- Carini D., Camilletti F., Amelio V., La biologia delle emozioni, Edizioni Amrita, Torino, 2011.
- Morelli R., Fornari P., Caprioglio V., Marafante D., Parietti P., Dizionario di psicosomatica, Edizioni Riza, Milano, 2007. 

FONTE: PSICONEUROENDOCRINOLOGIA

www.annarossetto.it

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